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CONCETTO DI MALATTIA
Parlare di malattia nel campo delle dipendenze da sostanze significa principalmente contrapporsi ai concetti di vizio morale e di comportamento maladattivo. Se le dipendenze da sostanze e le dipendenze senza sostanze , venissero considerate malattie, le persone che ne sono colpite non sono più malvagie o irresponsabili, ma semplicemente malate, e come tali hanno diritto ad attenzione, aiuto e trattamento.
Nella nostra esperienza, infatti, abbiamo potuto constatare che gli utenti in recupero ricevono più rispetto da se stessi principalmente, dal momento in cui sono riconosciuti malati piuttosto che etichettati come persone che soffrono di un problema morale o di un disturbo mentale. Essi possono sentire in minor parte sentimenti di colpa e di vergogna rispetto agli errori passati.
Il consumo di sostanze e i comportamenti devianti sono, dunque, conseguenze della malattia, di cui l’individuo non è responsabile.
Il nostro programma ci consente, così, di agire sui sintomi della malattia:
1. Negazione: è il sintomo primario della dipendenza chimica. È l’incapacità di percepire una realtà inaccettabile, cioè il fatto di essere un dipendente. Non corrisponde al mentire, ma si tratta piuttosto di un’incapacità percettiva, la più primitiva delle difese psicologiche;
2. Ossessione; pensiero ricorrente sulla sostanza che prevarica gli altri;
3. Compulsione; desiderio incontrollabile di assumere la sostanza in maniera continuativa nonostante le pesanti conseguenze negative;
4. Perdita di controllo: l’individuo sente il bisogno di usare una sostanza, la usa e ne desidera sempre di più, dando origine ad un circuito inarrestabile.
È possibile distinguere la progressione della malattia in 4 fasi, che vengono riprese dallo studio di Jellineck, (1960) sull’alcolismo e applicabile alla progressione di tutte le dipendenze da sostanze chimiche:
- prealcolica: l’individuo comincia a sperimentare un senso di sollievo ogni volta che beve, e passa gradualmente dal ruolo di bevitore sociale a quello di persona che beve per ottenere sollievo. Può durare da alcuni mesi fino a due anni;
- prodromica: l’individuo comincia a sperimentare i primi black out, che di solito sono seguiti dai primi tentativi di astinenza;
- critica: è definita dalle prime perdite di controllo. L’alcool innesca una reazione a catena di craving e uso compulsivo, e i periodi occasionali di astinenza sono tentativi da parte del bevitore di giustificare e razionalizzare il suo uso. Il fallimento di questi tentativi di controllo porta con sé senso di colpa, abbassamento dell’autostima, aumento dell’aggressività e deterioramento nella vita familiare e nelle amicizie;
- cronica: l’alcool domina le attività quotidiane della persona e le conseguenze peggiorano in maniera catastrofica. La colpa e il rimorso sono ragioni per bere di più. La persona beve per eliminare le sensazioni spiacevoli derivanti dall’avere bevuto. La tolleranza diminuisce di molto e la persona è ubriaca dopo pochi bicchieri. Cominciano i tremori, le patologie alcool-correlate diventano evidenti e il sistema di razionalizzazione della persona non funziona più.
È importante sottolineare che la completa e continua pulizia resta il terreno migliore per il cambiamento e rende possibile unicamente arrestare la progressione dei sintomi e delle fasi di una malattia primaria, incurabile, cronica, progressiva e mortale.
La definizione della dipendenza come malattia del corpo, della mente e dello spirito risponde all’esigenza di un trattamento multidisciplinare integrato.